Calici amari di Alessandro Palmi

Calici amari di Alessandro Palmi

Vogliamo brevemente presentare una campagna, sul tema dello Stress Lavoro Correlato (SLC) e non solo, che è iniziata a Bologna nella scorsa primavera.
La campagna ha preso spunto da un evento specifico, si è successivamente allargata e nelle nostre intenzioni dovrebbe diventare uno degli strumenti per mettere in discussione i rapporti di potere che si stanno delineando nella “nuova” scuola oltre che affrontare alcune delle grosse fonti di disagio che contribuiscono a rendere sempre più stressante il lavoro all’interno delle istituzioni scolastiche.
L’evento causale Durante l’ultima campagna RSU, una nostra iscritta, che lavora presso un istituto commerciale, decide di candidarsi come RSU. Il clima generale in questa scuola è storicamente pesante a causa della gestione e dei comportamenti del dirigente; senza ora entrare nei particolari, basti dire che nell’arco di 5/6 mesi (dalla candidatura, passando per l’elezione con il maggior numero di voti e finendo all’inizio della contrattazione) la nostra riceve ben 3 contestazioni di addebito che si chiudono con 3 sanzioni. Si tratta di contestazioni per fatti di nessuna gravità e declinati attraverso l’interpretazione insindacabile del dirigente; seguono sanzioni molto lievi (richiami e/o censure). Le sanzioni sono, come detto, lievi, ma non per questo mancano di sortire il loro vero effetto che è quello di mettere chi le riceve in uno stato di profondo disagio e di sentimento di inadeguatezza; con, tra l’altro, la prospettiva di poter fare ben poco, infatti gli avvocati generalmente sconsigliano di ricorrere in giudizio per sanzioni di questo tipo.
La nostra risposta A seguito di questa vicenda (per certi versi esemplare, ma in realtà non tanto diversa da tante situazioni che in diverse scuole riguardano i dipendenti) in sede Cobas si sviluppa una discussione e giungiamo alla conclusione che è tempo di provare ad intervenire su questa tipologia di eventi; partendo sì dal caso specifico, ma con l’intento di generalizzare la questione. Decidiamo di far partire una campagna specifica sul tema, che chiamiamo BastaStress. Il nostro proposito è che la campagna si sviluppi all’interno di quell’incerta zona grigia che si è venuta a creare nelle relazioni a scuola, zona in cui si vedono convergere gli atteggiamenti autoritari e prevaricanti dei novelli “presidi sceriffi”, (con la scorta dei pieni poteri fornito loro da numerosi interventi normativi degli ultimi 20 anni) e gli atteggiamenti aggressivi dei novelli “clienti” della scuola azienda, cioè genitori ed anche studenti e studentesse. La percezione che abbiamo è che lavorare a scuola stia diventando sempre più “difficile” in questo nuovo contesto che si va affermando; ma se da un lato esistono discussioni, analisi ed anche azioni che intervengono sugli aspetti teorici, politico-sindacali e didattici della questione, seppur con alterna fortuna e risultati; ci sembra che sia molto più scoperto il lato che dovrebbe indagare il vissuto e le condizioni concrete di lavoro di docenti ed ATA.
Far emergere il disagio Obiettivo primario di questa campagna vuole essere proprio una sorta di indagine su questi aspetti volta a favorire l’emersione del disagio (in tutte le sue forme) che sembra sempre più attanagliare i dipendenti della scuola ed i docenti in particolare. L’esperienza bolognese ha sortito buoni risultati e continuerà anche nel prossimo anno scolastico, agendo su più binari che di seguito illustriamo sinteticamente, per dar modo anche ad altre realtà di allargare la campagna:

  • Un aspetto strettamente difensivo che affronti casi specifici, attraverso ricorsi legali, mobilitazioni di scuola, attivazione di casse di resistenza per spese legali, cioè azioni che diano segnali decisi di opposizione e non accettazione di quanto sta accadendo.
  • La messa in campo di un lavoro di indagine che faccia emergere il disagio e le situazioni di stress da lavoro correlato (SLC) presente nelle scuole; su questo versante possono (e devono) avere un ruolo chiave le RSU (nostre, ma anche di altre sigle se disponibili) ed in particolare gli RLS (ruolo che le nostre RSU dovrebbero cercare di utilizzare). Questa attività si dovrà svolgere sul campo anche seguendo le linee guida nell’ambito del D.Lgs 81/2008 sulla sicurezza e tenendo presente le definizioni formali e normative legate allo SLC ed al mobbing.
  • Apertura di trattative e contenziosi con gli uffici provinciali e regionali volti a denunciare e tentare di scardinare l’attuale apparato formale e normativo che pone il dipendente in una posizione subalterna e sostanzialmente indifesa a fronte di tutto il contenzioso disciplinare. In particolare abbiamo enucleato alcuni punti che devono essere approfonditi, denunciati ed attraverso le mobilitazioni cambiati:
    1. denunciare e rendere plasticamente noto come tutto il percorso contestazione di addebito, difesa ed eventuale sanzione segua un iter tutto interno all’amministrazione e totalmente a discrezione del dirigente di turno, in nessun momento vi è l’intervento di un ente od autorità terza che possa mediare, dal primo passo all’ultimo tutto è insindacabilmente ed unilateralmente deciso dal dirigente, generando così una asimmetria di potere non tollerabile.
    2. L’assenza, per tutti i dipendenti pubblici in realtà, di qualcosa di analogo a ciò che lo statuto dei lavoratori (legge 300/70) prevede all’articolo 7 in relazione a procedimenti e sanzioni disciplinari. Assenza che non lascia altra via al sanzionato/a che ricorrere ai tribunali ordinari, con tutto ciò che ne consegue.
    3. L’uso (abuso?) da parte dei dirigenti delle sanzioni lievi; sanzioni spesso attribuite in maniera totalmente arbitraria, su questioni fumose ed estremamente generiche (sfruttando quanto detto al punto 1), che nella pratica risultano concretamente impossibili da ricorre in tribunale, ma che nondimeno hanno il potere di mettere chi le riceve in una situazione di disagio configurandosi come un forte elemento stressante quando non mobbizzante
    4. La richiesta di trasparenza ed informazioni rispetto a dati fondamentali nella gestione di una scuola quali numero di richieste di trasferimento, numero di procedimenti avviati, numero di procedimenti avviati che si concludono con sanzioni ecc…

In definitiva la campagna opera su tutti questi distinti livelli per conseguire questi obiettivi:

  1. a) far emergere il disagio diffuso;
  2. b) rompere l’isolamento in cui il sistema ti vuole obbligare e rendere consapevoli dell’esistenza di una problematica diffusa e comune che si può presentare sotto diverse forme, ma che è riconducibile ad un dato modello di scuola;
  3. c) aumentare il livello di coscienza che il nuovo modello scolastico è portatore congenito di elementi di SLC e situazioni mobbizzanti;
  4. d) comprendere quindi che non è “colpa” dell’individuo o delle circostanze, ma che tutto è semplicemente conseguenza prevedibile e connaturata al nuovo modello scolastico;
  5. e) suggerire la possibilità che, essendo la problematica comune e non personale, anche la risposta lo debba essere e quindi aumentare la disponibilità alla lotta ed alla soluzione collettiva dei problemi.

Su queste basi vogliamo continuare la campagna. Vi invitiamo a visitare i siti sotto riportati, che contengono maggiori dettagli e i materiali che abbiamo sin qui prodotto, in modo che si possa prendere visione di come si sta attualmente concretizzando questa iniziativa; ovviamente è un invito a contribuire.

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