Comitato Regionale Emilia Romagna per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, per l’Unità della Repubblica e per la rimozione delle diseguaglianze
Gentile Presidente del Consiglio Regionale della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti,
Viale Aldo Moro, 50 – 40127 Bologna – PEC: PEIAssemblea@postacert.regione.emilia-romagna.it
Oggetto: Petizione popolare, ai sensi dell’art. 16, c. 1 dello Statuto regionale e dell’art. 121 del Regolamento dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna per la revoca della Risoluzione dell’Assemblea ogg. n. 7158 del 18.10.2018 e di ogni relativo mandato per l’acquisizione alla Regione Emilia-Romagna di ulteriori forme e condizioni di autonomia ai sensi dell’articolo 116, c.3, della Costituzione, interrompendo le relative negoziazioni con il Governo statale al fine di ulteriori prerogative legislative.
La petizione può essere firmata a questo link:https://forms.gle/uD7j4GQCvRjUJ1T2A
Lo scrivente Comitato regionale, in pieno accordo con quello nazionale, ritiene la Risoluzione regionale in oggetto portatrice di enormi rischi di profonde diseguaglianze nei diritti e negli interessi dei cittadini tutti ed un vulnus all’unità nazionale come conseguenza dell’introduzione nell’ordinamento di ulteriore autonomia e competenze alle Regioni.
L’introduzione nell’ordinamento di ulteriore autonomia e competenze alle Regioni su materie di determinante interesse nazionale -comprese nell’art. 117 Cost. riformato con L cost. 3/2001- comporterebbe un elevato rischio di profonde disuguaglianze nei diritti e negli interessi dei cittadini tutti e, ripetiamo, un vulnus all’unità nazionale, oltretutto difficilissime da rimuovere comportando, grazie al relativo accordo siglato con il governo, l’esclusione della potestà legislativa centrale e delle sue facoltà di garantire sia l’unità nazionale che l’uguaglianza nei diritti e nei doveri di tutti i cittadini italiani come stabiliscono i primi 12 articoli della Costituzione.
Si darebbe inizio e legittimazione ad un pericoloso processo disgregativo della Nazione da parte delle Regioni richiedenti, tra cui anche l’Emilia-Romagna attraverso la Risoluzione oggetto della Petizione Popolare, e del tutto inevitabile qualora il perseguimento dell’interesse territoriale non tenesse più conto della complessità dell’insieme su questioni vitali per la comunità statuale.
Tutela della salute, scuola (istruzione e formazione), infrastrutture e trasporti, tutela dell’ambiente, protezione civile, beni e attività culturali, organizzazione della giustizia di pace, partecipazione alla formazione ed all’attuazione del diritto dell’UE, coordinamento della finanza pubblica: tutte queste nodali materie non possono e non devono essere sottratte alla potestà legislativa dello Stato (in concorrenza con le Regioni), unico soggetto istituzionale in grado di garantire uniformità di diritti in tutto il paese ed assicurare omogenea distribuzione di risorse ed iniziative necessarie per rimuovere le disuguaglianze che caratterizzano i diversi territori regionali.
Ciò impone un deciso ripensamento di quanto rivendicato dalla regione Emilia Romagna in sintonia -con sfumature di scarso rilievo- con le regioni Lombardia e Veneto.
Tale richiesta di ripensamento non mette e non vuole mettere in discussione la competenza legislativa attribuita alla Regione, e alle Regioni, ma pone l’accento sulla necessità che pur rimanendo ancorata all’esigenze del territorio non debba escludere la potestà legislativa centrale.
Sottraendo nella sostanza allo Stato la possibilità di legiferare in modo concorrente, verrebbe vanificata e diverrebbe inattuabile la disposizione dell’art.3, comma 2 Costituzione che indica come compito primario della REPUBBLICA . e non di altri soggetti, quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”
E’ illusorio pensare che una maggiore autonomia legislativa sulle materie nodali elencate sopra possa garantire solidarietà: il procedimento legislativo previsto nell’art.116, comma 3 riformato nel 2001, introducendo infatti la possibilità per le Regioni di richiedere“ulteriori forme e condizioni di autonomia”prevede che vengano attribuite“con legge approvata dalle Camere con maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa tra lo Stato e la Regione interessata”. Proprio l’eccezionale maggioranza richiesta per l’approvazione dell’intesa, peraltro in vista della riduzione del numero dei parlamentari, vanifica la possibilità che una legge-quadro nazionale possa garantire il diritto minimo all’uguaglianza tra cittadini, introducendo e “garantendo” invece sicura disuguaglianza tra Regioni con ulteriore sfasatura tra Sud e Nord con pesanti ricadute sull’organizzazione e l’erogazione di servizi alle persone.
Dall’evidenza drammatica dell’attuale contesto in cui imperversa una grave pandemia emerge quanto le regioni procedano in ordine sparso ed il loro agire appare spesso motivato da sole esigenze di contrapposizione con il Governo della Repubblica. Il risultato conseguente è quello di confusione e contraddittorietà delle disposizioni, scarsa comprensione da parte dei cittadini, disordine e spesso sperpero nell’utilizzazione delle risorse pur scarse.
Altresì emerge prepotentemente già nel contesto citato un’ulteriore forzatura dell’ordinamento istituzionale con la Conferenza Stato-Regioni che sta assumendo il ruolo improprio di camera di contrattazione in grado di condizionare ed impedire scelte di Governo arrivando, addirittura, alla richiesta di introdurre in Costituzione la Conferenza delle Regioni, sbilanciando così e svuotando di potere il Parlamento, unico luogo preposto al confronto politico ed alla ricerca di una sintesi nell’interesse generale.
E’ necessario, con il ritiro della risoluzione che si chiede con la petizione popolare, un atto politico forte di discontinuità della nostra Assemblea Regionale, di significato nazionale, che prenda atto che Covid-19 ha dimostrato come sia dannoso l’impianto politico e tecnico delle richieste di autonomia differenziata, come sia necessario il ritiro del “ DdL Boccia “ e sottolinei l’esigenza di una moratoria politica sul 3° comma art. 116 e che, l’eventuale confronto auspicato, questa volta unilateralmente dal Presidente della Giunta dell’Emilia Romagna, sull’insieme del Titolo V avvenga con la partecipazione dell’Assemblea Legislativa.
Con la presente Petizione chiediamo all’Assemblea legislativa regionale, e quindi ai nostri rappresentanti sul territorio, un segnale forte di mutamento di ottica e inversione di tendenza: chiediamo di ritirare la richiesta di maggiore autonomia legislativa così riconoscendo l’imprescindibilità dell’intervento statale in concorrenza.
La petizione può essere firmata a questo link:https://forms.gle/uD7j4GQCvRjUJ1T2A
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