Sciopero della scuola primaria il 6 maggio. Per una moratoria immediata dei test Invalsi

Sciopero della scuola primaria il 6 maggio. Per una moratoria immediata dei test Invalsi

Sciopero della scuola primaria il 6 maggio. Mattinata alternativa alla scuola delle crocette con maestr* bambin* e genitori in Piazza S. Francesco ore 9.30 e nelle vicinanze delle scuole della città

 Disobbedienza pedagogica ai protocolli Invalsi nelle altre giornate di “somministrazione”

Quest’anno l’Invalsi ha deciso di fare i test come se nulla fosse. Le dirigenze dell’Invalsi e del Ministero hanno deciso di chiudere gli occhi sulla realtà drammatica della società italiana e sulle traversie che giorno dopo giorno studenti, studentesse e insegnanti sopportano per provare a mantenere la continuità educativa. Probabilmente questi signori farebbero disputate i test anche dopo un terremoto, per poter dire poi che “si rileva un gap significativo con gli anni precedenti”.

Che senso può avere effettuare i test quest’anno a classi decimate, a frequenza se va bene del 50%, dopo mesi e mesi di didattica a distanza, mentre si fatica a trovare tablet e connessioni da assicurare ai bambini o alle ragazze confinati a casa, o a reperire supplenti per sostituire i docenti in quarantena? Davvero l’ottusità burocratica può arrivare a questa ostinata rivendicazione del suo potere sulla scuola reale e sulla sua sofferenza?

Noi chiediamo al Ministero di sospendere a partire da quest’anno tutte le prove Invalsi, lasciando ai docenti e agli studenti la possibilità di concentrare le esigue forze rimaste sulla didattica quotidiana, sul confronto e sullo scambio dialettico a partire dalle dure esperienza del presente, sul consolidamento delle preziose relazioni umane e pedagogiche che sono riuscite in questi due anni a far sopravvivere la scuola e le persone che la abitano. Chiediamo poi anche di aprire, a partire da questa estate, un confronto ad ampio raggio sulle modalità di valutazione nella e della scuola italiana. Il sistema messo a punto dall’Invalsi in questi anni a fronte di ingenti spese ha prodotto dati di conoscenza dalla scarsa affidabilità e utilizzabilità per migliorare la scuola nazionale a prezzo di pesanti effetti controproducenti sulla didattica e sull’organizzazione della scuola (addestramento ai quiz, sostegno del conformismo). La scuola italiana avrebbe bisogno di rimettere al centro la promozione dello spirito critico, della creatività, dell’autonomia di giudizio.

Per sostenere questa battaglia di civiltà abbiamo indetto lo sciopero della scuola primaria nella giornata del 6 maggio, prima data di somministrazione.

Vorremmo che questo sciopero fosse non solo di braccia che si incrociano ma di corpi e soggetti che si incontrano. L’Invalsi relega all’anonimato e alla passività studenti, docenti e famiglie. Per questo salutiamo con favore e appoggeremo iniziative come quella della scuola primaria Longhena dove alunni, genitori ed insegnanti si ritroveranno a Bologna in piazza San Francesco dalle 9.30 in poi per condividere una mattinata alternativa proponendo diverse attività. Sappiamo di altre iniziative, che speriamo si moltiplichino, di singole classi che si incontreranno per un momento di socialità nei parchi di diversi quartieri della città per dare corpo e visibilità ad una scuola non costruita su crocette, uniformità e presunta oggettività ma da soggettività, diversità e cooperazione. 

Per i giorni di test non coperti dallo sciopero invitiamo a presentare la dichiarazione di indisponibilità a svolgere attività di somministrazione  (vedi qui il LINK)

In alternativa è anche possibile pensare a forme di disobbedienza pedagogica. Invitiamo a non trasformarsi in esecutori passivi dei protocolli invalsi, a rivendicare la nostra autonomia, a scegliere le modalità più opportune per fare degli stessi test una occasione didattica: perché dovremmo far rispettare i tempi di svolgimento decisi dall’Invalsi e non concedere agli studenti quelli che riteniamo loro appropriati? Perché non dovremmo rispondere alle domande che ci vengono rivolte? Perché dovremmo impedire il confronto? Invitiamo quindi tutte e tutti a prendere in considerazione anche la possibilità di praticare un’azione di disobbedienza pedagogica. Come ogni atto di disobbedienza può avere conseguenze, dobbiamo mettere in conto la risposta disciplinare di qualche dirigente, un rischio che comunque potremmo consapevolmente assumerci per difendere la nostra dignità professionale. A maggior ragione durante la pandemia. Se l’Invalsi ha bisogno di “somministratori decerebrati” che li assuma e li paghi.

Cobas Scuola Bologna


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