Lettera dei 4 docenti COBAS sospesi per non aver presentato il Green Pass a scuola
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Da quando è iniziata la pandemia ci siano sempre battuti perché le scuole fossero le ultime a chiudere: i nostri studenti, costretti alla DAD, troppo hanno perso sia in termini di apprendimenti che di socialità. Nell’ultimo anno siamo arrivati all’assurdo: i ragazzi potevano andare praticamente ovunque tranne che a scuola. Abbiamo gridato nelle piazze che il governo doveva fare cose concrete e cioè ridurre i parametri del numero minimo di alunni per classe assumendo più personale e intervenire sugli edifici scolastici, ma dopo tre anni di “emergenza” niente è stato fatto e nuovamente ci troviamo con classi pollaio in aule che mettono a dura prova il concetto di “assembramento”. Siamo entrati a scuola esattamente come ne siamo usciti e il rischio di tornare in DAD è di nuovo dietro l’angolo, come già sta succedendo con intere classi in quarantena in molte città italiane.Siamo rientrati però con la novità del Green Pass: i lavoratori/trici della scuola sono stati i primi a sperimentarlo, nonostante molti ragazzi e oltre il 90% della personale della scuola abbia scelto volontariamente il vaccino (strumento fondamentale per combattere la pandemia nella situazione attuale determinata da decenni di tagli alla sanità, ma certo non l’unico). In tale situazione il Green Pass è un surrettizio obbligo vaccinale, dato che l’alternativa dei tamponi resta poco praticabile fin quando è invasiva, a pagamento e con efficacia di sole 48/72 ore.L’obbligo del green pass a scuola si sarebbe potuto e dovuto evitare grazie all’uso dei test salivari gratuiti, al rispetto del distanziamento fisico – non più obbligatorio e di fatto impossibile da mantenere in classi sovraffollate – e all’uso coerente dei dispositivi (gel, mascherine, sanificatori dell’aria). E anche grazie alla presenza di presìdi sanitari nelle scuole per valutare l’andamento della pandemia e tutelare la salute di lavoratori/ lavoratrici e studenti. In questo quadro, a nostro avviso, è venuto meno quel necessario equilibrio che deve esserci fra diversi diritti costituzionali: il diritto all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); il diritto alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); il diritto al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4, 35 e 36); il diritto alla libertà personale (art.13).Dunque, per difendere la scuola pubblica statale, luogo di formazione del pensiero critico, e per difendere la dignità del lavoro di tutti i lavoratori/trici (vaccinati e non vaccinati), abbiamo scelto volontariamente di sottrarci all’obbligatorietà del Green Pass, cui è seguita automaticamente la nostra sospensione dal lavoro (con un procedimento che non prevede neanche il contraddittorio); tutto ciò affinché un giudice possa valutare se le misure individuate dal governo Draghi e confermate dal Parlamento violino il diritto al lavoro e alla retribuzione previsto dagli artt. 4 e 36 della Costituzione. Per sottolineare che la difesa del diritto al lavoro è un obiettivo di tutti i lavoratori (vaccinati e non vaccinati), dopo la sospensione e l’avvio del ricorso, due di noi si vaccineranno. Non appena il procedimento giudiziario sarà avviato, rientreremo in classe; siamo consapevoli e dispiaciuti perché questo gesto determinerà per i nostri alunni un’ interruzione della continuità didattica; nel tentativo di ridurre al minimo gli svantaggi per i nostri alunni abbiamo comunicato con anticipo le nostre intenzioni ai Dirigenti Scolastici affinché, utilizzando gli appositi fondi stanziati dal Ministero, potesse attivarsi da subito per individuare i sostituiti. Interrompere il percorso appena avviato con i nostri alunni è senz’altro per noi la cosa più pesante, ma anche assumere comportamenti coerenti con le proprie convinzioni e rivolgersi alle istituzioni quando si ritiene, a torto o a ragione, di aver subito un provvedimento incostituzionale crediamo sia un modo concreto per contribuire alla crescita delle giovani generazioni che certo meriterebbero una scuola pubblica aperta, sicura e finanziata adeguatamente.
Ferdinando Alliata Flavio Coppola Antonino De Cristofaro Serena Tusini
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